domenica 25 settembre 2011

Annamo en Guatemala!















In volo verso il Guatemala.

17-19 settembre

Terminata la prima fase di questa missione, lascio il Nicaragua per andare in Guatemala. Mi aspettano diversi giorni di lavoro intenso con i curanderos Maya: sto studiando i loro rituali e le loro tecniche, e ho il morale alle stelle.

Con mio sommo stupore, parlando al telefono con degli amici maya, scopro che nella cappella di Maximon di San Andrés Itzapa i maya mi chiamano "el curandero gringo". Il termine "gringo" sta per statunitense, e la cosa nun me piace, perché sono quasi più latino di loro!!!

Però mi chiamano pure "curandero", e questo è per me un grande onore. In effetti ogni volta che visito quella cappella curo un sacco di amici maya, principalmente con il magnetismo terapeutico e le tecniche di Raymon Grace. Visto che i risultati delle mie sanaciónes sono in genere buoni, alla fin fine il titolo di curandero me lo merito pure... ah! ah! ah!

Ma cosa c'è di bello in Guatemala? Vi mostro una pianta fiorita, semplicemente
una pianta fiorita. Questo è il Guatemala: un paese da mozzafiato!
















Il Guatemala...

Arrivato a Ciudad de Guatemala vado subito in un pueblo vicino alla splendida Antigua per riposarmi per una notte, poi monto su un bus e raggiungo la città di Sololá, sul lago di Atitlan.

















Il mercato Maya di
Sololá.

















Un facchino maya al lavoro.

















Il lago e il vulcano Atitlán visti da Sololá.

















El pueblo maya nella piazza principale di Sololá.


La mia visita in questa città, dove mi fermo alcuni giorni, non è casuale: devo incontrare la mia nuova maestra, la sacerdotessa maya Aracely Zamora. Il contatto è stato creato da una coppia di amici curanderos.
Aracely è un'indigena e pratica la forma di curanderismo maya tradicional. Ho deciso di andare avanti in questo cammino: vediamo che succede.

Arriva il momento dell'incontro con la sacerdotessa, nella piazza principale di
Sololá. Aracely è un'indigena dalla pelle molto bianca, quasi come la mia. E' vestita con il costume tradizionale, è fra i 50 e i 60 anni e ha l'aria sveglia.

Tutto contento voglio scattargli un mucchio di fotografie, però mi blocca e mi dice di non farlo: NON HO IL PERMESSO, perché questo, secondo lei, "taglierebbe" l'energia del lavoro dei rituali, compromettendone l'esito. L'accompagna Ana, una curandera meticcia dalla pelle scura, e la maestra non mi permette di fotografare neppure lei.

PORCAPUPAZZA!!!!! NON POSSO FARE MANCO UN FOTO DI QUESTI DUE PERSONAGGI UNICI, CHE FREGATURA!!!!

Aracely ha con se una pesante cassa di cartone, che contiene gli ingredienti per la prima quema. Mi porta al mercato e mi fa comprare uno splendido panno maya tessuto a mano, il su't. E' il copricapo tradizionale dei maya, e
nelle cerimonie viene usato dagli iniziati.

Saltiamo su un tuc-tuc (i taxi a tre ruote) e andiamo a San Jorge la Laguna. Da qui prendiamo un sentiero, e andiamo a piedi alla grotta sacra Nimajay (
che vuol dire "la grande casa"), dove ero già stato con il sacerdote maya Cesar Sactic il 24 ottobre 2010.















Il sentiero che porta alla grotta sacra Nimajay.

Il cammino è pericoloso: il sentiero fangoso rischia di trasformarsi in un'enorme saponetta scivolosa. Un piede in fallo e si finisce in fondo alla vallata... Aracely ha messo delle scarpette con tacco, decisamente NON IDONEE alla camminata. La aiuto come posso, anche perché se mi si sfascia la sacerdotessa addio rituali!

Altro dettaglio simpatico del luogo: c'è il rischio di essere aggrediti dai banditi e rapinati. Però in fondo ho con me solo quattro soldi e la macchina fotografica, niente di troppo vitale. Il gioco vale la candela: che i Nawales maya ci proteggano!

Arriviamo alla grotta. Conosco il luogo, e mi affascina: HA UN'ENERGIA PAZZESCA!!!
















L'ingresso della grotta Nimajay visto dall'interno.


Come prima cosa Aracely mi porta insieme ad Ana in quattro punti precisi della grotta, dove ci sono tre croci in cemento armato e un luogo rialzato che funge da altare. La volta della grotta è bassissima e il tutto è incrostato da vari centimetri di fuliggine solidificata, frutto di chissa quante centinaia (o migliaia?) di anni di quemas.

Piegato a punto interrogativo accetto i puros (i soliti sigaroni) che mi passa Aracely e comincio a fumare insieme alle due curanderas. QUASI MUOIO SOFFOCATO, perché io non fumo!!!! Comunque mi do un contegno, ed evito di vomitare sul costume tribale della sacerdotessa (non sarebbe una cosa carina da parte mia).

Finita la penitenza (che per me che non fumo è un vero calvario), Aracely prepara nel centro della grotta la prima quema della serie. L'aiuto tirando fuori dal taschino la bussola e indicandole il nord (la cerimonia lavora con i quattro punti cardinali).

Il fuoco sacrificale è costituito da palle di copal nero, candele di vari colori, erbe e incensi. Non ho il permesso di fotografare i preparativi, posso scattare le foto solo quando il rituale è iniziato, a patto di non ritrarre alcuna persona.

La sacerdotessa accende il fuoco, invoca San Simon, poi pratica su di me una sorta di iniziazione: mi pone sul capo il su't e mi insegna a legarlo nella maniera tradizionale. D'ora in poi questo copricapo dovrà sostituire la mia solita bandana ogni volta che celebro un rituale. Questa iniziazione si chiama recibir la mesa (la mesa è il piccolo altare con cui i curanderos pregano e fanno offerte ai Santi).
















La nostra quema nella grotta Nimajay

Come la volta scorsa in questo luogo, in moltissime foto appaiono delle "orbs", ovvero delle manifestaciones espirituales. Più il rituale va avanti, più queste sfere aumentano nelle fotografie, come se la quema attirasse tutti gli Spiriti presenti nei paraggi.
















Manifestaciones espirituales: anvedi che folla! (1)
















Manifestaciones espirituales: anvedi che folla! (2)

Ultimata la quema, ringraziamo San Simon e i Nawales, prendiamo armi e bagagli e rimontiamo su per il sentiero, sotto un pioggerella insistente. A un certo punto metto il piede sinistro in fallo, e per un pelo non ruzzolo giù nella vallata: il terreno argilloso ha ceduto sotto i miei piedi. Mi riacchiappo comunque al volo, e salvo la ghirba.

Incrociamo un signore anziano che va a celebrare un rituale nella grotta. Ha con se un machete dal manico bianco, senza fodero. Guardo la lama di acciaio e ricordo le parole di un amico curandero: "quando ti difendi con il machete i Nawales combattono al tuo fianco!". Mi sa tanto che se arriva un malintenzionato il vecchietto lo fa a fette...

Ritorniamo a Sololá bagnati e infreddoliti. Aracely e la sua assistente prendono il bus per tornare a Chimaltenango. Io vado in albergo, ceno, mi faccio una doccia e mi ficco nel letto.

Così finisce il giorno in cui, durante una quema nella grotta sacra di Nimajay, per mano della sacerdotessa maya Aracely Zamora, ho ricevuto la mia mesa. Ho la vaga sensazione che d'ora in avanti la mia vita non sarà più la stessa.


Grazie mille Hermanito San Simon!






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